Delete C:

La febbre oggi mi ha suggerito di restare a casa, e la noia ha aggiunto che magari potevo aggiornarlo, questo piccolo spazio.
Sono un po’ demotivato.
Tutte le aspettative, tutti i legami, è come se si sgretolassero piano piano.
Certo, quasi tutti.
E’ come se la vita avesse cominciato a svuotarsi.

Immaginate di avere un hard disk strapieno di cose inutili, che pure un backup sarebbe a dir poco fuori luogo. Niente servirà per un futuro più o meno remoto. E allora vai di riformattazione.
Dieci per cento, venti, trenta e così via. Tutto ciò che avete vissuto finora se ne sta lì, e saluta scomparendo piano piano. Ed alla fine uno spazio bianco, dove i file vanno, vengono, tornano per restare. Si mettono in “sola lettura” convinti che nessuno possa cancellarli, ma poi restano corrotti, a occupare spazio utile.

I rapporti, ragazzi. I rapporti sono come i file temporanei. D’un tratto non sai che fine abbiano fatto, se ci sono, o se servono ancora.

Ci sono ancora le mezze stagioni.

Sono le sei e dieci di pomeriggio e il sole c’è ancora. Quando ti abitui all’inverno, fa strano parecchio. Figurati poi se l’inverno te lo porti in tasca, che cosa bizzarra.

Ad ogni modo c’era bisogno, della primavera, dal momento in cui il mio paese smette di sembrare Chernobyl. E’ come pisciare su un formicaio. All’improvviso vedi i negozi che aprono, i commessi che sorridono, i cani che scopano e gli asiatici che gli fanno le foto, un sacco di persone che credevi fossero cadute in prescrizione ma che invece esistono ancora.
Alla fin fine, noi facciamo i baristi, e non è che facciamo i coglioni là dentro. Dobbiamo fare i caffè, dobbiamo essere scattanti e sorridenti quando ci dicono “che buono”, e dobbiamo stringere la macina quando ci sembra il caso di farlo, sennò il caffè ti fa l’assist alla corsa al cesso, piuttosto che alla sigaretta. Dobbiamo farli, i caffè, sennò non abbiamo senso come baristi.

Finalmente le persone escono, poi non fa niente se non lo faccio io. Se c’è il sole, possono indossare quel paio di occhiali che hanno comprato e a questo punto li vogliono pure cacciare fuori (visto quello che so’ costati). I tredicenni con il Maelstrom ormonale che vabé, rasentano quasi il petting quando scendono alla villa comunale. Ma alla fine pure loro ci devono stare, sennò i vecchi sulle panchine a chi si mettono a guardare storto?

Io mi corico presto, e chiudo le finestre. Ma l’importante è che faccia buio più tardi.

Io fotoglafato te che piscia su folmicaio. Bella la plimavela.

E abbassa la testa per non vedere tutto ‘sto schifo.

L’ennesimo periodo strano, ma con una peculiarità.
Il nervosismo si è affievolito non poco, è diventato semplice ostilità a trecentosessanta gradi. Vorrei un po’ non esistere, un po’ invece vorrei che non esistessero gli altri. Un po’ come quella fase in cui la tua età comincia con un’altra cifra, l’uscita dal bozzolo prepuberale che ti fa volare quel mezzo metro in più per farti finire dritto dritto nel cesso dell’ adolescenza (che dopo numerosi Jagermeister avrà più abbracci lui in un mese che tua mamma in una vita).

Vorrei svegliarmi per andare al lavoro, e finito il turno andare a letto. Schiavo di tantissime abitudini che mi programmerebbero la vita, ma che non mi lasciassero in balìa dell’ ormai inflazionatissimo “minchia, e mo?”
Almeno così non mi beccherei l’ansia mentre sono in bici, perché magari un giro ti aggiusta la giornata, che con ‘sto sole il mio paese è proprio bello e non dovrei correre a casa in preda al panico immotivato e spiegare in lacrime al cane che non capisco che cazzo stia succedendo nella mia testa.

Il mio professore diceva che l’essere umano è la macchina perfetta.
D’accordo, e allora dov’è il tasto Off?

Bianca come la neve, aspro come il lime e il pepe rosa.

"Wa, che faccia di culo!" "Ma chi, quello che c'ha il blog? Ahahahah che coglione!"

“Wa, che faccia di culo!”
“Ma chi, quello che c’ha il blog? Ahahahah che coglione!”

Spesso, pensando a determinate situazioni, mi viene da ridere.
Però non rido.

Anche il mio fornitore è di quelle parti, quello che mi porta le patatine della San Carlo, è vicino a Basilica San Paolo. Ma io no, io sono di Sorrento, e vendo gelati. Mi piace il mio mestiere, mi piacerebbero tantissimo anche alcuni sogni ad occhi aperti , se mai si realizzassero, ma se poi non sogni ad occhi chiusi significa che sei scemo e che devi cambiare spacciatore (onirico, s’intende).
Ah no. Sogno pure ad occhi chiusi, e finisce nel culo lo stesso.
Vorrei essere lì, questo è quanto.

“Ti do le stesse possibilità 
di neve al centro dell’inferno, ti va?”

“Beh, non potrebbe aspettare un po’, prima di sciogliersi?”

“Male di miele!”

“Eh?”

“Male di miele!”

“Boh, vabbè.”